LAPIDARIA V

Il nostro lavoro è profondamente legato al rapporto diretto con il paesaggio e con la natura.
In questi mesi, segnati da un senso di distanza e sospensione, il Monte delle Fate dietro casa è stato un rifugio e una risorsa per contemplare e capire.
Frequentiamo questi monti da sempre, ma questa volta li abbiamo attraversati con occhi diversi.
Lungo i nostri percorsi eravamo soliti fermarci a lungo vicino alle pietraie, i Block Streams, formati da antichi ghiacciai nella fase più fredda della glaciazione per recuperare il senso del Tempo.
Lapidaria è un’opera aperta, un diario, o meglio una raccolta di pietre, opere e oggetti nata questa silenziosa e continua frequentazione.
Opere metamorfiche che si mimetizzano nel paesaggio.
Rocce bloccate in una caduta infinita o in un lancio primordiale, la pietra grezza che occulta e rivela la superficie raffinata di un vaso e brocche mimetiche sono alcune delle immagini che ci hanno raggiunto mentre sostavamo circondati da questo mare di pietre.
Questo vaso è stato realizzato a partire da un calco dal vero di una delle pietre raccolte e ibridato con i manici di un vaso dei primi del’900.

Quando pensavo di essere la pietra, il conflitto si placava. La pietra non ha incertezze, non ha bisogno di comunicare, ed è eterna, vive per i millenni, pensavo, mentre io sono solo un fenomeno passeggero turbato da emozioni d’ogni genere, simili a una fiamma che divampa rapidamente e poi si spegne.
Io ero solo la somma delle mie emozioni, e l’Altro in me era la pietra senza tempo
Carl Gustav Jung, Sogni, ricordi, riflessioni

Lapidaria V
2023-ongoing

ceramica bianca smaltata e dipinta

h 58 x 24 x 12 cm

Caterina Sbrana e Gabriele Mallegni