Su Parolad’artista Gabriele Landi intervista Caterina Sbrana.
Parola d’artista-intervista a Caterina Sbrana
Gabriele Landi: Ciao Caterina, il tuo lavoro è sempre stato basato sull’assemblaggio o è una modalità operativa che hai adottato di recente?
Caterina Sbrana: Ciao Gabriele, gli ultimi lavori nascono dal mio incontro con la ceramica che ho iniziato ad usare e lavorare dal 2014. Ho esposto i primi prototipi di questi ciclo allo Studio Gennai nel 2018.
Direi che sono falsi assemblaggi, assemblaggi apparenti. Sembrano combinazioni di materiali o oggetti diversi ma sono fatti di un unico e solo materiale, la ceramica, che in questi lavori rappresenta se stessa ma anche l’altro da sé, imita altri materiali e consistenze.
Penso ad Autosomiglianza in cui alcuni oggetti d’uso vengono riconquistati da forme e textures naturali, perdono la propria originale sembianza e funzione e diventano il teatro del rapporto mai pacificato tra uomo e natura. Sono oggetti perturbanti che provengono da un mondo perduto e appartengono già ad un altro mondo, ad una nuova, antichissima estetica che combina l’informe naturale e la traccia dell’opera umana. Dentro queste opere si sono stratificate le ceramiche cinquecentesche di De Palissy, ammirate a Parigi poco prima del lock down, i racconti di Ballard e le Metamorfosi di Ovidio, non so in che ordine…